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Parkinson, primi test clinici con farmaco infuso nel cervello

Neurologia Redazione DottNet | 28/02/2019 12:17

Il medicinale viene iniettato attraverso un foro praticato lateralmente sulla testa

Una terapia somministrata attraverso una 'porticina' sulla testa, direttamente al cervello dei pazienti, potrebbe dare promettenti risultati contro il morbo di Parkinson: la promessa arriva dalle prime sperimentazioni cliniche con il "fattore neurotrofico derivato dalla glia". La sostanza è stata testata sui primi pazienti e confrontata con una terapia placebo, dando risultati preliminari interessanti: sembra che le cellule danneggiate dal Parkinson riescano a 'riprendersi', o che vengano in parte sostituite da nuove cellule. La sperimentazione senza precedenti ha coinvolto prima sei, poi altri 35 pazienti ed è stata resa nota sulle riviste Brain e Journal of Parkinson's Disease.  Condotto presso l'Università di Bristol, lo studio è potenzialmente rivoluzionario, perché per la prima volta un farmaco sperimentale viene iniettato direttamente nel cervello attraverso una via di accesso creata lateralmente sulla testa dei pazienti con un intervento di chirurgia assistita da robot.

  Il farmaco o la sostanza placebo sono infusi direttamente nell'area neurale di intervento, i neuroni della sostanza nigra fondamentali per il controllo motorio e progressivamente danneggiati nel Parkinson. Per nove mesi parte dei pazienti ha preso il farmaco sperimentale, gli altri placebo. Tutti hanno mostrato miglioramenti nei sintomi lamentati, ma nel cervello dei pazienti trattati sono emerse differenze, come se il farmaco avesse ridotto i danni della malattia: avevano tutti il Parkinson mediamente da otto anni, ma i pazienti trattati presentavano i danni che in genere si riscontrano ad appena due anni dalla diagnosi, sottolinea Alan Whone che ha condotto i test.  Il trial è proseguito poi per i successivi nove mesi in cui tutti i 35 pazienti hanno assunto il farmaco, con risultati preliminari positivi, ma non ancora sufficienti a dimostrarne l'efficacia.

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fonte: Journal of Parkinson's Disease

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